Mi auguro e spero, che queste riflessioni possano contribuire alla revisione dell’ultimo DPCM del 26 Ottobre u.s., che riteniamo sia stato un po’affrettato, con interventi sporadici, ed a mio parere non lo giudico un piano che guarda anche al futuro, ma un altro tampone per l’emergenza.
Ricordiamoci che sono in gioco il presente ed il futuro del nostro paese.
Se l’inizio della pandemia, ha colto tutti di sorpresa, ed i provvedimenti d’urgenza presi sono stati condivisi ed applicati, l’ultimo DPCM decreta, che quanto è stato fatto, incentivando ed obbligando le tante attività ad investire per uniformarsi alle regole, giustamente date, ora a quelle categorie viene ordinato la chiusura, vedi palestre, ristoranti, cinema, teatri, ecc… escludendo i ritrovi come chiese, musei, ecc..
In questo decreto che impone la chiusura totale o parziale di circa 400.000 imprese, ora si pensa ad un nuovo decreto per erogare compensazioni alle categorie interessate, ma non si poteva inserirle nello stesso momento, forse si evitavano anche alcuni dissensi e manifestazioni, ci sembra il continuo ricorso a tamponare e mai a prevedere.
Nei mesi dopo la fine del primo lockdown, abbiamo forse dimenticato che si dovevano trovare come Governo, Regioni, Province, Comuni, le soluzioni per il trasporto pubblico, da tanti giudicato come la maggior fonte dei contagi, programmando in modo diverso anche gli orari delle varie attività correlate.
Certamente, occorre essere affiancati da esperti, nessuno nasce imparato, ma questi devono essere veri e non sedicenti.
Le esigenze di una corretta prevenzione richiede di lasciare invariati i luoghi in cui si può stare in sicurezza e già predisposti come Cinema, teatri ecc. non di chiuderli ulteriormente.
In un nostro articolo pubblicato, il 05 Settembre, ed anche con precedenti, non abbiamo lesinato l’invito alle istituzioni a fare presto, concretizzare, agire, ora ci sentiamo di ripeterlo con più forza, sperando di essere ascoltati.
Queste riflessioni di carattere generale, trovano conferma anche dalle istituzioni del nostro territorio provinciale, mi pare di non avere sentito nessuna levata di scudi, o qualche presa di posizione dissenziente, ma come già indicato in precedenti comunicati si nota l’evidente comportamento di non assumere responsabilità.
Riteniamo che proprio il coordinamento del CUPLA, assieme alla comunità provinciale, abbia dimostrato nei momenti di necessità d’urgenza, una grande capacità di coesione, di partecipazione, e pronta al sacrificio.
Sacrificio che alla nostra fascia di età non ha lesinato dolori e lutti.
Occorre individuare e perseguire l’obiettivo primario di tutela della salute, la relativa tenuta del sistema sanitario, ma anche trovare un giusto equilibrio per la tenuta economica, sociale, educativa e culturale del paese.
Il paese deve ritornare a camminare, forse anche a correre, ma per questo credo si debba ipotizzare il coinvolgimento anche dei pensionati; quelli ancora in grado di poter dare il loro contributo nel tessuto socio economico e lavorativo, questo inserimento, o meglio reinserimento a nostro parere si può attuare, anche se dovrà essere limitato nel tempo.
Riteniamo, che di tante esperienze, anche in settori lavorativi, che credevamo non più indispensabili, o delocalizzati in altri paesi possono tornare di attualità, se saremo capaci di produrre il più possibile per le necessità interne, risparmieremo, dando occupazione e creando reddito.
Noi come Cupla, ricordando che rappresentiamo oltre 30.000 pensionati del lavoro autonomo nella Provincia, e penso coordinandoci anche con i pensionati dei lavoratori dipendenti, siamo pronti a prenderci le responsabilità di contribuire alle scelte, anche impopolari se necessario, ma chiare, semplici e veloci da attuare.
Abbiamo già ripetuto, che il grande problema del nostro sistema è la burocrazia, ma non credo in questi mesi di avere notato provvedimenti, indicazioni, misure ecc.. dedicate a questo annoso tallone d’Achille.
Mi chiedo e ci chiediamo, perché si continua con l’istituzione di comitati, di tavoli, ottimi nel progetto e nelle idee, e poi lasciati morire nel cassetto.
Se questa pandemia ci accompagnerà, speriamo di no, ancora per molto tempo, occorre decidere, non sperare che arrivi il vaccino, panacea di tutti i problemi, o speranza di avere passato il guado, non sarà così, perché dovremo affrontare per anni il peso economico dei costi che le generazioni attuali e future dovranno accollarsi.
Le guerre, lasciano segni, lutti, distruzioni, ma noi sappiamo che si è ricostruito un paese con l’operatività, la civiltà, la libertà, noi siamo pronti, ma è necessario che le istituzioni siano presenti, concrete, senza burocrazia, e rigorose nel fare rispettare le regole.
Disponibili, senza falsi scopi, a fare la nostra parte, ma pretendiamo che tutti facciano altrettanto, è indispensabile, ora, programmare con rigore e responsabilità.
A conclusione, è stato emanato il decreto per il ristoro alle categorie interessate, solo una piccola osservazione, i requisiti richiesti sono, se nel frattempo, non stati modificati principalmente: la perdita di fatturato del mese di Aprile 2020 rispetto ad Aprile 2019, ma in Aprile 2020 mi sbaglio o eravamo quasi tutti in lockdown.. con fatturati azzerati o quasi…
Forse, se prendendo anche esempio da altri paesi, non era sufficiente ad ogni partita IVA o categoria interessata dare un ristoro sul fatturato di Luglio o Settembre 2019, senza la necessità di presentare domande ecc…
Le ultime ore ci dicono che un nuovo DPCM è alle porte, con ulteriori restrizioni, probabilmente giuste, ma con una voce a nostro parere inaccettabile e fuori luogo, l’eventuale confino domiciliare per gli Over 70, speriamo e ci auguriamo che non sia inserita nei vari provvedimenti..
Luigi Davoli
Presidente Cupla