I rappresentanti del Cupla della montagna reggiana (Gaspari Claudio, Confetti Marcello, Rabotti Vittorio, Carlini Francesco) intervengono sulla situazione della sanità nel nostro Appennino, in modo particolare per quanto riguarda i servizi e la medicina di base soprattutto nei comuni del crinale. Situazione che si è acuita recentemente a seguito del pensionamento di alcuni medici di base e che è stata oggetto di dibattito anche su Redacon.
«La mancanza di una vera politica sanitaria – affermano -, soprattutto nei riguardi dei territori marginali, sta veramente causando grandi difficoltà alle popolazioni del nostro Appennino e, in particolare, a quella che vive nei comuni dell’alto crinale. Le vicende che recentemente le cronache hanno evidenziato riguardo gli ambulatori e i medici di base del Comune di Ventasso lo stanno clamorosamente a dimostrare. Sono ancora in aumento l’età media, le fragilità, e la disabilità e oltre il 40 % della popolazione vive in solitudine in località decentrate o in case isolate, lontane dai presidi medici e farmaceutici».
«Inoltre aggiungono - la carenza dei medici di famiglia (specialmente negli ultimi due anni) non garantisce più la certezza di avere un primo intervento per le tante necessità della popolazione. In Appennino attualmente mancano ben sette medici che dopo il loro pensionamento non sono stati rimpiazzati. Quindi un quarto della popolazione non ha più il medico di riferimento. Il pronto soccorso dell’ospedale Sant’ Anna di Castelnovo ne’ Monti è perennemente impegnato ad assistere persone che hanno necessità di interventi anche non gravi, anche perché devono “supplire” la carenza del medico di base. Per questo riteniamo che, oltre ad affrontare seriamente e con finanziamenti adeguati una politica sanitaria a livello nazionale, da noi siano da programmare intanto alcuni interventi urgenti per dare risposte immediate e uniformi alle famiglie del territorio montano che sono composte soprattutto da anziani».
Per i rappresentanti del Coordinamento unitario lavoratori autonomi, «oltre a creare condizioni ambientale ed economiche per i medici di base, bisogna investire sui poliambulatori di prossimità partendo dai Comuni del crinale, utilizzando i collegamenti web, implementando in maniera graduale ma programmata la telemedicina e potenziare il servizio infermieristico di Comunità, che sta dando buoni risultati in termini di diagnostica, di pronto intervento e anche di socialità laddove è stato attivato (Ventasso e Villa Minozzo)».
«Occorre anche avviare un confronto con le Ausl e la Regione – concludono - rivedere i criteri che riguardano l’accreditamento nelle nostre case protette. Non è possibile, per esempio, che l’Oasi di S. Francesco di Cereggio in Comune di Ventasso abbia solo sei posti accreditati. Queste sono alcune puntualizzazioni e proposte, in mezzo alla immensa problematica della Sanità, che ci sentiamo di fare per dare alcune immediate e urgenti risposte sul nostro territorio e sulle quali vorremmo essere coinvolti insieme alle altre associazioni di rappresentanza di noi pensionati».